sabato 2 novembre 2013

Un suicidio assistito

Se sai di essere debole al vintage, sappi che entrare nel Flea Market di Chelsea significa andarsi a suicidare.

È che questi maledetti sono i re del marketing e del packaging, sono capaci di venderti una soletta di scarpe rotta convincendoti che sia unica.

Alla fine ho rischiato grosso ma mi sono contenuta. Ho comprato solo dei cubi di legno per Vittorio e delle foto anni trenta di nudi di donne (sempre per il principio che spiegavo, ti vendono anche quello che non vorresti). E un paio di scarpe. E una maglietta. E dei cerotti colorati. E un vestitino. E... Vabè.

Comunque il Flea Market per come l'ho visto oggi non esisterà più. Hanno comprato l'intero building per 60 milioni di euro e tutta questa gabbia di matti si sposterà altrove per lasciare spazio a un enorme albergo.

Negli anfratti del mercato ho conosciuto una signora di origini coreane - molto ben nascoste sotto un chilo di cerone e diverse sedute di botox - che mi voleva vendere una vetrina déco meravigliosa convincendomi a portarla con me come bagaglio a mano. Un metro e venti per un metro. Follia. Alla quale naturalmente stavo per cedere. In quel marasma di oggetti accatastati mi ha guardata e mi ha detto "you know what babe, time and space are the real luxury of our times. I have none of the two. That's why I am so unhappy". Eppure aveva un sorriso meraviglioso che non lasciava trasparire la minima tristezza.























1 commento:

  1. Adoro questi mercatini! è un peccato che li "sfrattino".
    cmq io li visito per puro piacere dovuto alla curiosità, non ho mai comprato nulla di nulla... :)

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