domenica 31 marzo 2013

Le mie uova di Pasqua

Alla fine ce l'ho fatta.

Ho dipinto le uova con vernice alimentare. Poi ho applicato del nastro adesivo di carta dove mi interessava e infine ho spalmato la colla da foglia d'oro. Quando da bianca è diventata trasparente, ci ho poggiato la foglia. Ho lasciato asciugare e poi rimosso adesivo e l'eccesso di foglia con un pennello morbido.
Per cambiare.












mercoledì 27 marzo 2013

Un mercoledì da leoni

Lui è fuori città per lavoro.

Telefono Casa è in trasferta dai nonni.

Io sono single.











martedì 26 marzo 2013

Aspettando che torni il sole.

Ho sempre guardato con sospetto chi corre frenetico per evitare di essere colto scoperto dall'acqua. Del resto siamo nati dall'acqua, veniamo dall'acqua. È un fatto.

Non ho mai avuto paura della pioggia. Di bagnarmi sotto la pioggia. Sarà per questo che il mio rapporto con gli ombrelli è complicato. Non mi è mai riuscito di averne uno decente, o almeno integro.
Invidio quelle donne che intonano l'ombrello all'abbigliamento. Una vera sciccherìa.

Stamattina pioveva forte e Vittorio osservava il cielo dalla finestra, rapito dal rumore e da quel cielo in movimento. Gli piace, la pioggia.
Lo immagino fra qualche anno essere colto da un acquazzone, prendere la sua "lei" per mano e correre a ripararsi sotto un cornicione qualsiasi di una città qualsiasi di un paese qualsiasi. Tanto la pioggia non ha nazione. E aspettare abbracciati che torni il sole.


















lunedì 25 marzo 2013

Uova fai da te - ieri e oggi

Tra meno di una settimana è Pasqua. Direte voi, hai scoperto l'acqua calda.

A Pasqua di un anno fa ero incinta. Aspettavo Telefono Casa da sei mesi. Avevo già una pancia importante (in giro cominciavano a farmi la famosa domanda: "sono gemelli?"). Una pancia molto importante. La mattina di Pasqua al mio risveglio - eravamo al mare in Toscana, come ogni anno - Lui mi mostrò un uovo di cioccolato enorme, incartato di un verde acceso bellissimo e una decorazione minimale, come piacciono a me. L'etichetta inconfondibile: Said. La mia cioccolateria. Il meglio. "Tieni, questo è per te." Pensai che fosse un gesto meraviglioso, una coccola romantica: ero la sua bambina, a cui donare un uovo enorme di cioccolato, il mio preferito.
"Ecco, ora vai alla finestra con l'uovo, facciamo una foto e vediamo se è più grosso lui o la tua panza". Che. Amarezza.

Nel pomeriggio, dopo un allegro pranzo vista mare a base di pizza dolce, formaggio e chili di salame, abbiamo aperto le uova di cioccolato tutti insieme: per mio padre cioccolato fondente. Un classico. Alle mandorle per mia madre. Al peperoncino per l'amica di famiglia pazzerella, che emette sei parole al secondo e per starle dietro ci vuole il registratore. Infine io.

Spacco l'uovo gigante con un pugno violento, come facevo da bimba. E dentro c'è... UN ALTRO UOVO. "Io e Vittorio", penso. Sorrido. Assesto un altro bel pugno e dentro trovo una scatola minuscola. Apro ed eccolo lì, un ciondolo a forma di "V". Afferro un pezzetto in quel mare di cioccolata ed è come speravo: al latte e cannella. Dallo scarto passando per la sorpresa, fino all'assaggio, una sequenza dolcissima. La migliore possibile.

Ovviamente mi commossi. Del resto lo facevo con tutto. Con i film, compresa la pubblicità. Con le canzoni. Era un periodo strano, quello. Gli ormoni facevano la parte del leone ed erano diventati l'argomento principe degli incontri con il ginecologo. Ero ossessionata: "dottore, piango per tutto. Poi passa, vero? No perché io così tutta la vita non ci voglio stare. Io sono la stronza che non piange mai. ci ho messo una vita a diventare la stronza che non piange mai. rivoglio la stronza che non piange mai."

In questo clima sdolcinato da carie ai denti, il fai.da.te mi aveva colpita duramente, come una patologia. È stata una fase complessa ma per fortuna breve, in cui mi ero reincarnata in Martha Stewart e volevo fare tutto a mano. Ricordo di aver trascorso anche un paio di settimane a cercare su internet i tutorials per fare i pannolini lavabili. Quando esternavo a mia madre la volontà di cucire a mano le mutande contieni-cacca e poi lavarle a mano ogni giorno, mi trattava come i matti. Mi faceva parlare e poi senza emettere una parola se ne andava a fare altro, ritenendo inutile anche solo rispondermi. Aveva ragione, è bastata una manciata di cambi di bomba atomica di Telefono Casa per rendermi conto di preferire la sopravvivenza al martirio. Mi sono risa in faccia da sola davanti allo specchio, dicendomi "meno male che sei guarita in tempo".

Su robe più gestibili però ero proprio partita col taglia/cuci/modella/decora/appiccica. Quale occasione migliore della Pasqua e delle sue uova? Quelle vere, da bollire e poi dipingere. Oppure da bucare, svuotare e colorare. Quest'ultima è la forma più grave della malattia: fare dieci frittate da propinare a tre quarti della famiglia per una settimana, rischiando il ricovero di massa e picchi di colesterolo su nonna e zia pur di rimediare quelle sei/settecento uova VUOTE.

Nel mio caso scelsi di pitturarle di rosso e bianco, e poi appenderle con un filo rosso di lana a un ramo di ulivo per arredare la tavola. L'idea era piaciuta molto.

Quest'anno sono molto meno Martha Stewart, ma rimane l'intenzione di decorare le uova (da mangiare, poi). Lo farò senz'altro. Anche perché stavolta non c'è niente di ingombrante tra me e il tavolo di lavoro.























venerdì 22 marzo 2013

Salvavita a basso costo per neomamme

Piccoli oggetti/prodotti di uso quotidiano poco costosi ai quali vorrei fare un po' di pubblicità non occulta (anzi molto esplicita, nonostante nessuno mi abbia pagata per farla) in virtù della loro capacità di far svoltare momenti cruciali nella disastratissima e lunghissima giornata neomammica.

Per voi:

Il roll-on antiocchiaie di Garnier. Lentamente, silenziosamente, FA. Credetemi. Alcune settimane di un suo uso costante possono nascondere al mondo (incosciente delle vostre maratone notturne) che avete un neonato che la notte sembra dopato con sangue di cavallo.

Lo sterilizzatore liquido per mani tascabile, di qualsiasi marca. Rigurgiti acidi, bava a litri, secrezioni non meglio identificate. Non aggiungo altro.

BB Cream di Garnier. Cremina da viso colorata, economica, che lungi dal fare miracoli, vi dona un colorito da viventi nelle giornate in cui siete più di là che di qua.

Per lui/lei:

Un giochino. Più sfigato è, meglio è. Quei marchingegni carissimi griffati, accompagnati da packaging accattivante, sonagli placcati d'oro, mio figlio li guarda e poi si volge verso di me con un'espressione che tradotta dice "con questo ce giochi te, passami la bottiglia di plastica vuota". Un giochino lo distrae mentre piange disperato, proprio nel momento in cui ti arriva la telefonata per quel famoso colloquio di lavoro. Il pinguino scemo nel mio caso è perfetto.

La "penna magica". Un semplice Uniposca col tappo rosso. Ormai ha capito che se lo sbatacchia in giro, quello fa suonare le cose. Per lui è magico. Bisogna cominciare dagli oggetti che fanno meno rumore. Il muro, una sedia, una scatola. Poi i bicchieri, magari calici appesi per aria. Fanno una sinfonia che lo fa andare in visibilio, ti guarda come se fosse Uto Ughi.

Il giochino inventato. Fantasia, donne. Fantasia. Andate per tentativi. Io con un barattolo trasparente e gli zuccherini che fanno rumore ho vinto. All'inizio gli è preso un colpo e ha pianto, non si aspettava che quel coso suonasse. Ora gli piace un casino. Un barattolo salva la vita.












giovedì 21 marzo 2013

Traduzioni dal dottorese

Quando uscivo dalla sala ecografie, cercavo sempre di immaginarmi quell'affare lì dentro e le sue dimensioni rapportate alle cose. Così, per tornare coi piedi per terra e ricordare che mio figlio non era "una stellina", "un angioletto", "il mio piccolino". Quel coso era un cicciolo di carne in una enorme salamoia di liquido amniotico, che nuotava felice e inconsapevole del casino generale che regnava appena al di là del pallone.

Bisognava assolutamente restare lucidi e tradurre il dottorese in un linguaggio più diretto.

Prima ecografia: "Utero aumentato di volume per la presenza al suo interno di sacco gestazionale normoimpiantato contenente embrione unico vivente dotato di attività cardiaca, il cui CLR di 14 mm circa depone per una epoca gestazionale in accordo con il periodo di amenorrea riferito (8 settimane + 2 giorni)."
Tradotto: "No, quella nausea non era il goulash con polenta di ieri sera. Sveglia, sei incinta di un affare che ti si è già correttamente appiccicato addosso come una sanguisuga e misura poco più di un pisellino verde; tranquilla, non aveva ragione tua madre con la storia dei gemelli (perché tua nonna anche era gemella e quindi "vuoi vedere che questa ci tira fuori due piccioni con una fava", in barba ad ogni doppia lettura del detto). Aspetti un figlio solo, che per ora - ma solo per ora - non è ingrassato: contrariamente a te è grosso esattamente quanto dovrebbe essere".

Ultima ecografia: "attività cardiaca presente. Movimenti fetali evidenziati. Presentazione cefalica. Liquido amniotico normalmente rappresentato. Accrescimento fetale nei limiti MEDIOSUPERIORI della norma per l'epoca di amenorrea (38 settimane + 2 gg). Valutazione del peso fetale: 3600 gr."
Tradotto: "Sì, lo sappiamo, si muove come un'anguilla. È tutto a posto. Sappiamo anche che fai parte delle migliaia di donne che urlano come oche quando il coso gioca a fare Alien e vedete passare mani/piedi/testa/culone/ginocchia sottopelle. Il coso è già in rampa di lancio, occhio che te lo perdi per strada. Se può consolarti ha acqua sufficiente per sguazzare sereno ancora un po' nel caso in cui volesse intrattenersi. È già grasso, quindi è proprio figlio tuo. Pesa già come un abbacchio e ha ancora due settimane per diventare una vacca. In bocca al lupo e tanti cari saluti, divertiti in sala parto quelle 15/16 ore di travaglio".

L'avevo presa alla leggera. Invece ci avevano quasi azzeccato. È nato in ritardo di dieci giorni sulla tabella di marcia e dopo otto ore di sofferenze inenarrabili (mie, perché lui è uscito fuori fresco come una rosa e con un battito come quello dei vecchi dopo una passeggiatina al parco dopo pranzo). Non pesava 3600 grammi. Nemmeno 3800. Pesava 4130 grammi e aveva un capoccione da diciottenne. Capelli lunghi, tanti e neri, piedi grandi, occhi a mandorla, mani affusolate e bellissime. L'ho amato fin dal primo sguardo sfinito.




martedì 19 marzo 2013

My black tuesday

Ho le borse sotto gli occhi.
Le labbra secche.
Sonno, una montagna invalicabile di sonno arretrato. Cinque caffè macchiati al ginseng del distributore automatico nello stomaco.
Ho fame. Mi perdo gli anelli (sono a dieta da tre mesi ma per ora mi sono dimagrite solo le dita).
Sono sopraffatta da materiale giocoliero di Telefono Casa che spunta come i funghi da ogni angolo della mia vita.
Ho litigato con Lui proprio il giorno della sua prima festa del papà. Vorrei affogare in una piscina di bignè di San Giuseppe, rigorosamente fritti.
Devo scrivere due servizi. Uno sulle primarie del centrosinistra a Roma. Un altro sulle consultazioni.
Speriamo che domani arrivi presto.

venerdì 15 marzo 2013

Le 10 canzoni di Vittorio

1. Move over - Janis Joplin
2. A woman left lonely - Cat Power
3. Raining again - Moby
4. Dog days are over - Florence+the Machine
5. Ain't got no - Nina Simone
6. Via con me - Paolo Conte
7. Scar tissue - RHCP
8. Blindsided - Bon Iver
9. Con il nastro rosa - Lucio Battisti
10. Think - Aretha Franklin