lunedì 3 dicembre 2012

Angeli e scarrafoni

Le donne con un figlio si dividono in due categorie. Nella prima rientrano quelle della pubblicità del Napisan. Sono la maggioranza. Eternamente sorridenti. Serafiche. Filo di perle al collo. Coda di cavallo e gonna al ginocchio da suora laica. Si aggirano in una casa con muri bianchi, pavimento in mattonella bianca, mobili bianchi, divano bianco, nessun oggetto in circolazione, nessun nano in giro. Molto in stile 'deserto dei Tartari'. Si girano verso la telecamera e con una calma granitica ti spiegano: "io metto Napisan nel bucato del mio bambino, così ammazzo tutti i germi". Mostrano una tutina bianco latte con una macchiettina visibile solo con microscopio da laboratorio, nella quale secondo loro si anniderebbero germi pericolosissimi, da combattere con le unghie e coi denti per la sopravvivenza del loro piccolo 'angelo'. Aggressività contro i batteri, mille. Fiducia nel sistema immunitario del pargolo, zero.

Questa categoria di donne nella vita reale ti direbbe: "cara vedrai, quando nascerà il tuo 'angelo' la tua vita improvvisamente acquisterà un senso. Devi prenderti cura di lui ed eliminare ogni fonte di pericolo. Guarda me. Lavo tutto con Amuchina e i capi delicati con Napisan (aridaje), i pannolini me li faccio lavabili, li cucio io a mano di notte, dieci di ogni misura, così poi li lavo in lavatrice e uccido fino all'ultimo germo, e salvo anche l'ambiente".

Poi c'è l'altra categoria di donne: io.
In casa mia sono rimasti bianchi solo un paio di muri, gli altri sono stati tutti battezzati dalle ruote della carrozzina.

Mio figlio Vittorio non ha tutine bianco latte, o meglio ne aveva ma non ne ha più. Perché mio figlio Vittorio fa cacche color arancione fluorescente quattro volte al giorno, indelebili pure con la candeggina (figuriamoci col Napisan), sfuggenti pure al Pampers studiato apposta per le cacche sfuggenti. I pannolini sono bombe a mano di 8kg l'una, da maneggiare con cura, da buttare coi rifiuti speciali. Lavo le tutine a mano fino allo scorticamento, ci metto sei ore a tutina e il risultato è penoso. Motivo per il quale può indossare solo tutine che mimetizzino il fluorescente.

Le donne della mia categoria, specie se allattano al seno, hanno estrema fiducia nel sistema immunitario dei figli. Anche perché altrimenti i germi delle cacche fluorescenti li avrebbero già eliminati da tempo.

Sono donne fataliste, che mangiano tutto, che l'Amuchina la odiano, che mordono le mele con rabbia, con tutta la buccia, lavate male quasi apposta per fare un dispetto alle donne Napisan.

Quando fanno la lavatrice la fanno in tutozza, sudaticce, e dei microbi se ne fregano perché - come dice il saggio - "fanno anticorpi". Il loro unico vero chiodo fisso è: "ma poi perché arancione fluorescente? Che mi so' mangiata ieri?"

Poi voglio affrontare questo concetto di "angelo" una volta per tutte. Ci sono pittori grandiosi che gli angeli ce li hanno raccontati per secoli. L'iconografia dell'angelo parla chiaro. Ha le ali, sorride, ha i boccoli. I lineamenti sono dolci e regolari. Ma soprattutto, è muto. L'angelo è muto, non può che essere rigorosamente, definitivamente, eternamente MUTO.

E invece Vittorio non è muto. Vittorio ha 3 mesi e mezzo e modula la voce. Per un mese è andata di lusso perché sperimentava gli "oh". Adesso però sta sintonizzando gli "ih". Acuti, tanto acuti. Che va bene di giorno quando connetti, ma a notte fonda è uno shock. Di solito alle ore cinque del mattino, dopo la poppata, molla una delle sue scariche radioattive. Tu lo cambi con un occhio chiuso e l'altro aperto e lui ti prende proprio alla sprovvista, quando sei più vulnerabile, quando lo tieni vicino vicino sulla spalla per fargli fare il "ruttino". Lui fa il suo boato fantozziano e poi "modula", ti spacca un timpano. E poi ride soddisfatto, l''angelo'.

E poi per favore, un po' di onestà e di autocritica. 'Bello' e 'buffo' sono concetti diversi. Impariamo a distinguerli.
Vittorio ha una pappagorgia importante, le punte delle orecchie sono un po' all'infuori e lui non contento le stritola con le mani per peggiorare una situazione già abbastanza compromessa dalla natura. Certe volte quando lo tiro fuori dal bagnetto e gli copro la testa tremolante con l'asciugamano mi aspetto che da un momento all'altro sussurri ...te-le-fo-no ...ca-sa...
E se non mi muovo a vestirlo piange, ma non un pianto normale. Diventa blu e la boccuccia di rosa diventa un forno.
È nato pieno di capelli neri che piano piano sta perdendo, con un conseguente effetto ad ascella non proprio rassicurante che lo rende un ibrido tra Lino Banfi e Bruno Vespa.

Però se lo chiamo NANO, MOSTRO, POLPETTA, RAGNO, RAZZO, PUZZOLA, SORCIO, PULCE, il popolo delle donne Napisan tira fuori le antenne e mi punta il dito contro. Un figlio va pubblicizzato, bisogna dire che è bello, che la notte dorme 12 ore, che non piange mai, che la 'popò' è santa (uccidetemi vi prego quando mi sentirete pronunciare la parola 'popò'), che cambiarlo è una gioia. Mi sembra di sentirle. "Tu / madre snaturata / ogni scarrafone è bell' a mamma soia."

Sarà bello per voi. Per me e per quelle come me... sempre scarrafone resta.

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