venerdì 16 novembre 2012

Elogio della normalità





Non sono Carrie Bradshaw.
Non entro in iperventilazione davanti a una vetrina di Manolo.
Non esco in tutù per andare a fare colazione.
Non sto con un uomo che per il mio compleanno si presenta sotto casa in berlina e autista e tira fuori dal finestrino un camion di palloncini rossi.
Non faccio di lavoro "quella che tiene una rubrica di sesso e poi ci scrive un libro".

Sono una ragazza normale. Semplice. Magari banale.
Faccio la fila alla posta, come stamattina, con il mio marsupio pieno di Vittorio e la gente che lo guarda sorridere divertita.
Faccio la spesa al supermercato, di corsa, la macchina in doppia fila, e quando torno a casa realizzo sempre di aver dimenticato di comprare qualcosa. Anche se mi piace ogni tanto dedicarmi mezz'ora e girare fra i banchi dei mercatini sparsi nelle piazze della mia città, Roma. Godermi i profumi e i colori di quelle cassette tutte in fila, i fiori freschi, la frutta di stagione, campo de' fiori piena di gente e di sole e di energia.

Faccio la giornalista in una tv locale, mi sporco i piedi nel fango dei campi rom quando li sgomberano, quando i bambini in fila con i genitori abbandonano le loro case precarie e le loro biciclette e i loro giocattoli sporchi di terra. Vado alle manifestazioni, alle conferenze stampa. Parlo con la gente, provo a raccontare quello che ho intorno con onestà. Mi piace il mio lavoro e cerco di tenerlo sempre a mente.

Non ho il guardaroba di Anna Dello Russo, non ho il fisico di Eva Herzigova. Ho sempre quella manciata di chili in più, frutto della vita che scorre e non ti lascia sempre il tempo di ragionare su quello che mangi e quanto sport fai e perché questa settimana niente palestra.

Certe mattine esco in pigiama e all-star a comprare il latte.

Mi piace riempire la casa di amici, organizzo il brunch ma insieme ai pancakes faccio la pastasciutta. Cucino io, solo io, perché mi piace così, perché è un regalo da fare a chi viene, perché mentre impasto e bollo e sminuzzo e friggo e affetto... Penso e ripenso e viaggio col cervello.

Non ho vicino Mr. Big, l'uomo dei sogni ma che sul più bello ti molla a piedi. Ho un uomo normale come me. Che torna a casa con un girasole e il sorriso stampato in faccia. Che ogni tanto cambia il pannolino di Vittorio e gli fa le facce idiote per farlo ridere. Che mi ha chiesto di sposarlo senza inginocchiarsi, ma per farlo ha aspettato il giorno del ritorno a casa con nostro figlio.

Sono una donna normale. E vorrei raccontare per immagini tante donne normali come me. Vite normali. Che poi, vai a capire cosa oggi è davvero "normale". Le Miranda Hobbes, per intenderci. Avvocato, con un compagno imperfetto e "monopalla", con un figlio che le incasina la vita, e che alla fine da Manhattan va a vivere a Brooklyn. Una donna "normale", appunto.

Per rendere questo progetto realtà ho ancora bisogno di uscire dal tunnel della maternità. Di passare dal seno al latte artificiale. Di concedermi qualche ora al giorno solo per me stessa. Stay tuned...

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