martedì 27 novembre 2012

Preferisco le montagne russe


Fare downshifting. Scalare la marcia. Decomprimere. Chiudere gli occhi e respirare profondo.

Con il nano che piange-ciuccia-ripiange-riciuccia in un meccanismo continuo che ti inghiottisce intere giornate, intere settimane, non è concesso. E ti ritrovi dopo tre mesi e mezzo a dirti "ma io in questo tempo lunghissimo che ho fatto?". Ti verrebbe da dire "niente". Perché non lavori, esci poco, le feste per ora non sai che sono, i locali pubblici te li sei dimenticati.

Eppure poi lo guardi. E quel "niente" sono 12 cm di uomo in più rispetto al giorno in cui è nato. Sono sorrisi grandi che si schiudono dal pianto quando lo sollevi. Sono mani che finalmente afferrano cose e ogni giorno sono più coordinate. Sono sguardi attenti e curiosi, che ti seguono quando ti allontani.
Soprattutto, quel "niente" è pensare a quello che c'è dopo. Crescerlo. Immaginarlo adulto.

Vittorio è la mia montagna russa, capace di farmi sentire completa e incasinata. Stanca morta e piena di forza. Una mamma speciale e una ragazzina che non capisce nulla. Niente vie di mezzo. Pericolosamente in alto, spaventosamente in basso.

E allora poi pensi che per il downshifting c'è tempo. C'è una vita intera. E per respirare ti accontenti di una breve passeggiata al parco quando non piove. Perché per ora preferisci le montagne russe, la meraviglia.



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