mercoledì 14 novembre 2012

Quando fai shopping con l'allarme


Film: lei è alta 1.75, capelli in piega finto-mi-sono-appena-tirata-su-dal-letto, pesa 42 chili, denti bianchissimi e l'ultimo paio di Louboutin ai piedi, tacco 15. Ha due figli, solitamente maschio e femmina, tendenzialmente biondi platino. Esce serenamente a fare shopping con un'amica altrettanto leccata, dei figli nessuna traccia. Per riprendersi dalla fatica degli acquisti si fermano a bere qualcosa con quattro amici, il più brutto è il sosia di Gabriel Garko. Ridono e scherzano. E intanto tracannano 4 bicchieri di pregiatissimo vino a testa. Dei figlioli della tipa si sono definitivamente perse le tracce.

Vita reale: lei è alta 1.68 ma ruba sempre quei 2cm sulla carta d'identità (perché quel dichiarare 1.70 già la fa sentire piu figa). Capelli mi-è-esplosa-una-bomba-in-testa al naturale, perché con un essere di 3 mesi in casa non c'è tempo per il finto stropicciato. Pesa 70 chili, dono di una gravidanza di 10 mesi e di un allattamento che hai la fame di un camionista serbo. Ai piedi se tutto va bene ha le BALLERINE, figuriamoci quando tutto va male. Lo shopping per lei è "complicato": se il sampietrino concilia il sonno del nano in carrozzina, fermarsi davanti a un negozio vanifica tutto in pochi secondi. Il neonato ha un sensore speciale per lo shopping. Davanti alle vetrine scatta l'allarme.
L'aperitivo con le amiche? Un'esperienza interessante, testata ieri personalmente. Mentre ridi e scherzi, magari gesticoli con una mano, con l'altra dondoli il nano che altrimenti si reimposta in modalità allarme. Bevi a stento mezzo bicchiere di rosso. Morale della serata: torni a casa con un braccio in crampo, la testa che gira, il bruciore di stomaco, un mal di testa memorabile.

Insomma. Mentre penso a come rendere questo blog un videoblog (seguono dettagli nei prossimi post), in realtà il vero obiettivo della giornata è capire in che momento esatto della mia vita mezzo bicchiere di vino rosso durante un banale aperitivo con le amiche sia diventato una minaccia per la mia esistenza.

È fin troppo chiaro che così come per i cristiani c'è un avanti e un dopo Cristo, per me c'è un avanti e un dopo Vittorio. E chi si appresta anche solo a pensare a un figlio nella propria vita deve fare i conti con le cose che - almeno per un certo lasso di tempo - non potrà più fare. O farle con l'elmetto e il giubbotto antiproiettile.

Oppure lentamente imparare a diventare quella del film. Che non è impossibile. Basta convincersi che la vita di una donna (ho detto "donna", non "madre" o "compagna" o "moglie". "DONNA") prosegue anche dopo la nascita di un figlio. Basta pensare che volersi un po' di bene significa regalare tanta positività a chi si ha intorno, soprattutto a un bimbo piccolo. Basta ammettere a se stesse che non si è madri peggiori se ci si cura un po', se si dedica una manciata di minuti al proprio aspetto e al proprio buon umore. Basta provarci.

Vi faccio sapere se funziona.

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