domenica 24 maggio 2015

Della libertà.

Mentre scrivo della Freedom Tower e della sua prossima inaugurazione penso a quando ero a New York. Al dibattito su quel nome che non piaceva ai cinesi. A quel simbolo di rinascita dopo la tragedia delle Torri Gemelle che ancora era fresca nei ricordi di chi incontravo.

E penso a me, che cominciavo a fare la giornalista ma non sapevo ancora dove sarei andata. Non lo so nemmeno oggi, perché tutto passa e tutto cambia. Ma nel frattempo ho fatto tanto, ho vissuto una miriade di eventi/emozioni che mi hanno allontanata dalla persona che ero al 24mo piano di Avenue of the Americas 32, nella redazione di Rai Corporation.

Scappavo da tutto. Mi ero ritrovata a Manhattan dopo la fine di un grande amore che avevo ancora bisogno di congelare. Scappavo da una laurea in giurisprudenza per la quale ho rischiato di ammalarmi. Scappavo da una città, Roma, che in quel momento non mi bastava.

Oggi sono peggio di allora. Sono più cinica e non scappo più da nulla. Ma dopo tanti anni - nonostante il mio amore grande per quel crocevia umano - ho una certezza. E' andata esattamente come doveva, non avrei mai potuto vivere a New York. Convivere con l'alienazione, con il senso di smarrimento che mi procurava vivere lì. Con quell'appartenenza a niente. Con la netta e opprimente sensazione di essere "una goccia nell'oceano", come scrissi pochi giorni dopo il mio arrivo a mio padre.

Lui mi voleva a Roma. Non me lo ha mai detto, ma era chiaro. Si capiva dai lunghi silenzi quando gli raccontavo delle possibilità che offriva quella enorme città, anche sul fronte lavorativo. Non mi avrebbe mai chiesto di tornare, ma io non l'ho deluso. Forse la decisione di non provarci fino in fondo è dipesa anche da lui.

Dopo New York è proseguita la scuola di giornalismo, poi i tirocini al Tg5, che oggi è il luogo in cui lavoro. Ma in mezzo c'è la gavetta in una redazione locale dove ho trovato e perso me stessa tante volte, un percorso lavorativo che si è intrecciato con la nascita di Vittorio e con la successiva separazione da suo padre.

Penso a quella Torre della Libertà, 541 metri costruiti in 6 anni, e penso a me, buttata giù e ricostruita in pochi mesi. E penso che quel nome in fondo si addica anche a me, che agli altri piaccia oppure no.


1 commento:

  1. Mi sono persa nelle tue parole, nel tuo racconto. Ho avuto la fortuna di vedere New York grazie al viaggio di nozze, e tutt'ora me la sogno ancora di notte. Io, che non parlo mezza parola in inglese, che sono profondamente legata dalla vita qui nella mia città, sogno ogni notte di poterci andare e sogno di restarci. Ma è solo un sogno.
    Baci.
    www.emotionsmamy.blogspot.com

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