Un biglietto aereo aperto e illimitato. Per andare a Shanghai a marzo per la fiera dell'arredo; in Giappone ad aprile e maggio a vedere i ciliegi in fiore; nel Queensland (Australia) a giugno; in Sudafrica a luglio; in Islanda ad agosto, per girarla tutta che tanto si fa presto; nuovamente in Dordogna e dintorni a settembre, ché l'ho vista per sole 48 ore e sono poche; in Cile e Perù ad ottobre e novembre. Per tornare a casa a dicembre e festeggiare il compleanno di mio padre il 24, con tutta la famiglia.
Il tempo di leggere un libro tutto d'un fiato. E poi ancora qualche minuto per vivermi quella sensazione di pienezza e immaginare di nuovo tutto da capo.
Un cane. Uno Springer Spaniel.
Una cultura profonda e radicata, specifica e inattaccabile. Da trasmettere a mio figlio come il più prezioso dei beni.
Un assegno in bianco, per dare a Vittorio tutto quello che desidera.
Una bicicletta come quella che avevo a Trastevere, col cesto di margherite. Ma elettrica, così posso di nuovo scendere la collina con la serenità di poterla risalire.
Un'idea geniale in grado di stravolgere tutto.
Una casa in Provenza, a Gordes, per svegliarmi la mattina e andare a
fare la spesa nel mercatino all'aperto. Andarci col cesto di vimini.
Come fanno quelle belle provenzali col fazzoletto in testa e le
ballerine ai piedi scollate e i pantaloni alla Brigitte Bardot.
Un baule con i vestiti di mia madre quando era giovane, se solo non avesse regalato tutto nel tempo.
Un pacco di lettere del passato, magari tra mio nonno e mia nonna durante la guerra. Di quelle ingiallite e con i ghirigori alla fine di ogni parola, firmate con un "per sempre tua".
Tingermi i capelli. Anche tagliarli.
Un sorriso più frequente. Ché ultimamente rido di meno.
Un bracciale della Delettrez.
La casa finalmente finita, arredata, bellissima.
Il tempo. Per fare di tutto. E anche per non fare assolutamente niente. Per fotografare.
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