15 giorni secchi.
Si chiamerebbe "blocco dello scrittore". Se non fosse che io non sono una scrittrice.
Non è nemmeno "blocco del blogger", perché oltre a suonare male è pure inesatto. Non sono una blogger. Cioè un po' lo sono perché questo è un blog. Però non sento di avere il "blocco del blogger".
È più il "blocco di una trentenne che ha un figlio di quasi sei mesi e un blog su cui riversa fiumi di parole quasi inutili e che non riesce ad aggiornarlo perché la sua giornata sfortunatamente dura solo 24 ore, ma solo 13 o 14 percepite, nelle quali lavora a tempo essenzialmente pieno e fa altre milleduecentotrentatré cose". Ecco.
Mi sento un po' in colpa verso questo coso qui, il blog appunto. È come avere un cagnolino che alla prima difficoltà abbandoni sul ciglio della strada. Perfino mia madre, che ancora non ha capito a cosa serva scrivere di me e del nipote su un computer a fruizione di non si sa bene chi, mi ha detto: "ma il blob non lo scrivi più?".
Mi sento ancora più in colpa quando mi guardo intorno e vedo mamme molto sprint che sono sempre sul pezzo e aggiornano di brutto. Un post al giorno minimo e passa la paura.
Il figlio si alza in piedi? Loro aggiornano. Il figlio dice "palla"? Aggiornano. Fa la cacca? Sbava? Rutta? Aggiornano imperterrite. Tenaci. Delle macchine da guerra. Beate loro.
E io le capisco. L'istinto ce l'ho pure io. Certe volte guardo quell'elemento buffo che mi arreda la casa da agosto e lo noto fare delle cose divertentissime. Una decina di giorni fa ad esempio ha cominciato a "lallare" con grande convinzione. Appena sveglio, steso sul letto accanto a me, mi fissava come se avesse visto Luke Skywalker al supermercato e di botto è partito: "Da. Dada. Dadaaaa-A-eeeeeDDe. DU. Aeeeeh."
Gli ho risposto "Mi avevi già convinta al primo Da". Lui ha continuato a disquisire per circa mezz'ora. A parte la pelata, le gengive senza l'ombra di un dente e un debito di 100cm in altezza, sembrava un adulto.
Ogni mattina va così. Allora mi sono detta: che bello, mo' lo scrivo subito sul blog. Poi però ogni volta mi assale un doppio freno.
Quello interiore: tutti i bambini dell'età di Vittorio fanno esattamente le stesse identiche cose. Mica vorremo noi madri illuderci di avere il bambino più intelligente. Il più sveglio. Il più simpatico. Quello che si alza prima. Quello che mangia la pappa in anticipo. L'ingenuità dei primi tempi l'ho messa nel cassetto quando mi sono guardata intorno e ho visto gli altri nani. Cloni di mio figlio. Un pianeta popolato di alieni piccoli e tutti uguali. Non c'è scampo.
Poi il freno esteriore: come dicevo in cima, il tempo che non c'è. In questa fase della mia vita mi sento come quelle grassone che a un certo punto dimagriscono decine di chili ma quando vanno a comprare i pantaloni nuovi continuano a chiedere la taglia 52. È una roba mentale, credo. Il non volersi disancorare dalla propria coperta di Linus. Nel mio caso specifico temo di non voler accettare che le mie proporzioni temporali siano definitivamente stravolte.
Ma mi hanno assicurato che passa. E io mi fido.
mi fai morire dal ridere, non credo sia importante ogni quanto aggiorni il blog, ma come lo fai, e trovo il tuo stile fantastico!
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