Inspiegabilmente, senza preavviso, tutto d'un tratto. E.T. si è alzato. Si è semplicemente tirato su. Così.
Da sdraiato (cioè dalla sua tipica posizione in cui nell'ordine: mi fa la pipì in faccia quando gli cambio il pannolino; fa la cacca sulle lenzuola appena cambiate; rigurgita mezza poppata sul vestitino nuovo che gli ha regalato la nonna; diventa blu quando gli infilo le maniche lunghe, vai a capire perché ce l'ha tanto con le maniche lunghe) si è messo seduto. Davanti agli occhi increduli miei e di suo padre. Lo sguardo concentrato, le labbra arricciate nello sforzo, il busto tremolante e instabile, gli occhi fissi sui piedi, quegli sconosciuti. E poi quell'espressione beata di chi si sta auto-adulando: "quanto sono bravo". Un sorrisetto impercettibile.
I passaggi epocali avvengono così, senza gradualità, in due minuti. Si vede che ci teneva a dirci "guardate che sono diventato grandissimo". Effettivamente in un battito di ciglia sono trascorsi tredici mesi da quando era solo un fagiolo millimetrico. Oggi pesa sette chili, è lungo sessantasette centimetri. Un totano gigante. Che ora si mette pure seduto. Ecco il suo regalo di Natale anticipato.
Diciamo che questa meravigliosa novità va a compensare la sterzata nei ritmi notturni delle ultime settimane. Ero così felice, fiera, quasi tronfia di poter rispondere a chi mi chiedeva scettico: "ma la notte dorme?". Che spettacolo potergli dire "beh non mi lamento, sei ore più o meno le regge".
Ora si sveglia ogni due. Sciocca, sciocca, sciocchissima me.
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