lunedì 11 maggio 2015

Au pair, la rivoluzione (parte I)

Ok. È tutto pronto. 

Fra esattamente 13 ore la vita delle nostre quattro mura domestiche, ma forse anche la mia e del nano, è destinata ad una svolta cruciale: l'arrivo di una terza persona. 

No. Non ho nascosto bene una gravidanza. Ma la sensazione è lo stesso quella di un grande avvenimento. Al punto che oggi mi sono ritrovata a lustrare i pavimenti, montare un mobile di ikea per offrirle più spazio, stiracchiare gli angoli del copripiumino nuovo di trinca che nemmeno venisse Michelle Obama.

Arriva Isabelle. Diciannove anni. Tedesca. La ragazza "alla pari". Alla pari in cosa, esattamente? Sono settimane che ci ragiono. Segretamente mi auguro sia parità vera, soprattutto in relazione a Vittorio. Cioè che fracassi gli zebedei della nuova arrivata in misura superiore o uguale a quanto li martoria a me. Il fatto della lingua sarà un grande ostacolo. Quando il sorcio capirà che lei non comprende il vittoriese e più in generale l'italiano, tornerà al punto di partenza. Si rivolgerà solo a me. E l'agognata parità andrà a quel paese.

Il passaggio ad ogni modo è davvero di quelli epocali. Accettare di avere una terza figura sconosciuta dentro casa implica l'avere preventivato di eliminare alcune prassi diffuse in casa, come Il far esplodere il guardaroba ad ogni vestizione/svestizione e lasciare tutto esattamente così com'è per giorni, all'occorrenza settimane, come fosse una scena del crimine. E della quale - in quanto tale - non si tocca nulla fino all'arrivo della scientifica. Che nel mio caso è la povera Mariana, tata di Vittorio, anche lei oggettivamente molto scientifica nel sopportare e nel dare un senso al pulviscolo di oggetti che popolano i miei spazi.

Dovrò anche fare la... come si chiama? Ah, sì. La spesa. L'ultima volta deve essere stata tre anni fa, in epoca previttoriana. Questo fatto che le ragazze tedesche mangino mi ha lasciata un filo perplessa, all'inizio. Poi qualcuno mi ha detto che qualche volta capita, e ho capito che non potrò continuare con la vecchia abitudine di andare con la busta salva-ambiente nella dispensa di mia madre e rifornirmi lì del minimo necessario. 

"Isabelle, cosa mangi di solito a colazione?"

"Cornflakes and Milk, or a toast and orange juice".

Capite? Non una, non due. Quattro cose in totale. Mi sembrano un'enormità. 

Fatto sta che il frigo è pieno. La camera, per quanto costellata di nano-giochi e del tutto inadatta a una diciannovenne, è perfetta. E noi siamo emozionati. 

Il perché una ragazza alla pari, o più in generale una terza persona, entri a far parte delle nostre incasinatissime vite, è il frutto di una lunga storia che racconterò (soprattutto a me stessa - hai visto mai che finalmente anch'io ci capisca qualcosa) piano piano. Per adesso mi godo l'ennesima novità del 2015 fra un sorriso, una goccia di sudore freddo e un segno della croce. Lui invece così, tutto felice. La frase più pronunciata del mese è "quando arriva la ragazza?"


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