Quei giorni così. Che hai bisogno di prendere le distanze da tutto. E da tutti.
Quei giorni che non riesci a respirare aria a pieni polmoni perché c'è un nodo stretto che ti comprime lo sterno e non sai perché stia lì né come ammorbidirlo.
Quei giorni che la tua amica meteora sta con te ventiquattr'ore ma poi ti svegli che è ripartita. E avresti ancora bisogno dei suoi sorrisi puliti, del suo sguardo attento mentre le racconti di te, delle sue osservazioni secche e intelligenti. Di quel ritrovarsi sempre vicine, nonostante il tempo e lo spazio che separano ogni incontro.
Quei giorni in cui pensi che Vittorio ha quasi dieci mesi ma a te sembrano dieci anni. Perché lo specchio non fa più sconti e l'orologio neanche. E fai fatica a fare tutto.
Quei giorni che una passeggiata dietro casa ti fa stare bene. E il pensiero di andartene ti fa stare meno bene.
Quei giorni che guardi le vecchie foto e non ti riconosci. Perché ridevi sempre, ti vestivi come una matta, facevi tante cose e ti sembravano niente, avevi la valigia sempre piena, non pensavi al "dopo che succede".
Quei giorni in cui vorresti nuotare. Tanto. Da sola. Immergerti e sentire i rumori ovattati dei sassi che si muovono sul fondo, guardare sulla superficie quell'incrocio perfetto di luci e ombre che disegnano il limite tra acqua e aria. E poi fare come da piccola, quando a un certo punto non esistevi più per nessuno. Sdraiata al sole come una lucertola. Musica nelle orecchie, alta. Altissima.
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